mercoledì 2 dicembre 2009

Intervento di Daniele De Sanctis sulla mozione del Crocifisso

Consiglio Comunale del 30 novembre 2009

Decimo punto all’ordine del giorno

Mozione presentata dal consigliere comunale Bosatelli Giancarlo in data 18/11/2009 prot. n° 11272

In questa assemblea consiliare siamo chiamati ad esprimerci contro una sentenza della Corte Europea che vieta di esporre il Crocifisso nei luoghi pubblici.Pensiamo che la Corte di Strasburgo con la sua sentenza abbia voluto evidenziare l’aspetto laico della scuola pubblica. Poteva la Corte di Strasburgo, interpellata su una questione di diritto, esprimersi in modo diverso?Le statistiche apparse nei giorni scorsi sulla stampa parlano chiaro. Il 70% degli italiani non vuole che venga tolto il crocefisso dalle aule italiane: “il crocefisso fa parte della nostra identità, noi siamo uno Stato con una cultura cattolica”; queste le motivazioni portate dai più.
Ma queste posizioni sono contraddittorie sotto un duplice aspetto:- Il simbolo del crocefisso non può essere ridotto a simbolo di una cultura identitaria, è qualcosa di ben più elevato: è il simbolo di una religione, di un culto, di Dio che si è fatto uomo;
- La scuola non è un luogo di culto e non è neanche il luogo dove si esprime una cultura identitaria, è il luogo dove si debbono esprimere conoscenza e ricerca in tutti i campi, nel rispetto della libertà di insegnamento.Di questa notizia si sono impossessati i politici, i quali tutti, stranamente, sono di colpo diventati seguaci del simbolo più alto di amore verso gli altri che ci sia stato nella storia umana.
Non ci si può però professare Paladini della Croce e seguaci di Cristo se si rigetta sistematicamente l’universalità del Suo insegnamento. Se non si accetta il diverso, il forestiero, se si esalta ad ogni piè sospinto il mito della propria razza, se si respinge, ributtandolo in mare, il disperato, se lo stesso disperato lo si sfrutta però, quando serve, per produrre la propria ricchezza, se si invita la gente a non fornirgli una casa, se per Natale si organizza una specie di pulizia etnica.
In uno Stato dove non esistono più simboli laici in grado di convogliare lo spirito della società civile, il crocefisso viene individuato come l'ultimo baluardo alla decadenza morale, culturale e sociale del Paese. Di questi tempi gli italiani, laici e credenti, rischiano di veder smarriti i propri simboli nazionali, denigrati proprio da quelle persone che invece dovrebbero tramandare l'orgoglio della Patria. Non dimentichiamo la condanna di Bossi del 2001, per vilipendio alla bandiera tricolore; sono sue anche le parole contro l'inno nazionale, considerato sconosciuto e non rappresentativo. Che tristezza vedere con quanta veemenza parte dei nostri politici difendono a spada tratta l’esposizione nelle aule del crocefisso, che rimane pur sempre un simbolo religioso, e non accennano neppure ad esporre il tricolore, il simbolo della nostra Patria. Il tricolore accomuna tutti i cittadini italiani, che siano cattolici, ebrei, mussulmani o atei. Incarna infatti ideali che non sono religiosi, così come è giusto che sia in uno Stato comunque laico. Esprimeremo comunque il nostro voto a favore della mozione, ma la nostra intenzione era quella di puntualizzare argomenti a nostro parere ben più rilevanti di questo.
In conclusione facciamo nostre le parole che il Cardinale Tettamanzi, arcivescovo di Milano, ha pronunciato su questa vicenda:
(il crocefisso rappresenta) “un simbolo non solo confessionale ma umano, la cui eliminazione non rappresenta un passo avanti. Il punto però non è conservare un "simbolo", un oggetto, bensì il modo di viverlo nella realtà. Questo è l'aspetto che dovrebbe essere considerato con maggiore serietà. Mi pare che di ciò si parli poco".

Daniele De Sanctis

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